Porto di Arbatax
Contenuto
Titolo
Porto di Arbatax
tipologia
porto
Autore dell'opera
Jessica Deiana
Lingua
italiano
Riferimenti bibliografici
- A. Mori e B. Spano, I porti della Sardegna Vol. VI di Memorie di geografia economica, Napoli 1952.
Sitografia
descrizione contesto storico istituzionale
Il porto di Arbatax è situato nella costa orientale della Sardegna, a metà distanza tra il porto di Cagliari e di Olbia. È protetto dai venti dal promontorio Bellavista, dalle diramazioni del Monte Santo e dalle alture del Gennargentu, anche se rimane esposto al maestrale e ai venti di nord-est. Vicino c’è lo stagno di Tortolì, il Sypicius portus di cui ci dà notizie Tolomeo: tale porto rappresentava una tappa importante per le rotte commerciali di epoca fenicio-punica e romana, che conducevano verso le coste dell’Italia centro-occidentale e verso il Nord Africa.
Numerosi rinvenimenti subacquei, nelle acque vicine al porto, confermano quanto Arbatax fosse usato come approdo di rifugio per le imbarcazioni in età romana, grazie alla sua conformazione ritenuto utile per scopi militari e per l’avvistamento di eventuali pericoli provenienti dal mare.
Ai primi anni dell'8° secolo d.C. risale la costruzione delle prime torri per la difesa costiera a causa delle scorrerie degli Arabi lungo le coste sarde. Numerose fortificazioni furono edificate anche nel periodo giudicale tra il 9° e il 15° secolo.
Durante la dominazione spagnola il porto era utilizzato sia per il traffico con Cagliari, in alternativa alle comunicazioni via terra, sia per altri scambi, per esempio per l’esportazione dei cereali, ricorrendo al contrabbando. Erano i sovrani a ordinare di non esportare da altri porti all’infuori di quello di Cagliari, lasciando tali autorizzazioni in rare situazioni.
Nel 1471 Giovanni II d'Aragona ordinò la revoca delle licenze concesse al viceré di Sardegna, Nicola Carroz de Arborea, e al conte di Quirra di esportare grano, orzo e altre merci da scali situati nelle loro terre perché contrario alle prammatiche che stabilivano i porti sardi nei quali dovevano farsi le operazioni di carico e scarico delle merci.
Solo nel 1560 Filippo II di Spagna incluse il porto de Ullastre fra quelli autorizzati ad esportare il grano prodotto nella zona.
Il porticciolo veniva usato anche per assecondare le esigenze del traffico di legname.
Nel Settecento, il potere centrale sabaudo stabilì che ogni sorta di commercio di cereali con l’esterno si potesse praticare attraverso i soli porti abilitati di Cagliari, Alghero, Porto Torres e Castelsardo, con esclusione assoluta di altri scali. Tale restrizione mirava ad assicurare alle Casse regie una più regolare e continua esazione dei diritti di sortita. Il porto di Tortolì, nonostante tutto, rimase uno dei più redditizi della Sardegna.
L'origine dell’attuale centro portuale risale alla seconda metà dell’Ottocento: dopo un primo tentativo fallito, che voleva unire i due grandi scogli che costituiscono l'isolotto per formare il porto, si tentò di rendere lo stagno di Tortolì un bacino portuale, cercando di renderlo più profondo artificialmente e renderlo accessibile tramite un canale attraverso la spiaggia; il continuo insabbiamento però non permise la riuscita del progetto.
Solo nel ‘900 si arrivò a ricavare il porto dallo specchio adiacente allo stagno, con il banchinamento dei due moli, sormontati da un muro difensivo che potesse resistere alle mareggiate del grecale.
La ferrovia collega il porto di Arbatax all’entroterra.
Gli scambi commerciali a metà degli anni ‘90 del novecento hanno ripreso i ritmi dell’anteguerra, grazie a una generale normalizzazione dei commerci merceologici locali degli altri porti. Ben l’80% delle esportazioni era costituito dai combustibili vegetali e minerali (antracite, carbone vegetale); erano scambiati anche prodotti agroforestali (cereali, agrumi, ortaggi, mandorle, sugheri) e prodotti animali (bestiame e formaggio).
Le importazioni riguardavano soprattutto sostanze alimentari, come farina, pasta di frumento e conserve alimentari.
Oggi il porto commerciale è utilizzato da vari vettori navali per l'attracco dei traghetti che collegano il centro della Sardegna con Genova e Civitavecchia.
Nel periodo di maggiore affluenza turistica si collegava con Fiumicino (Roma).
L'area portuale comprende anche dei pontili per le imbarcazioni da diporto e per i pescherecci.
Numerosi rinvenimenti subacquei, nelle acque vicine al porto, confermano quanto Arbatax fosse usato come approdo di rifugio per le imbarcazioni in età romana, grazie alla sua conformazione ritenuto utile per scopi militari e per l’avvistamento di eventuali pericoli provenienti dal mare.
Ai primi anni dell'8° secolo d.C. risale la costruzione delle prime torri per la difesa costiera a causa delle scorrerie degli Arabi lungo le coste sarde. Numerose fortificazioni furono edificate anche nel periodo giudicale tra il 9° e il 15° secolo.
Durante la dominazione spagnola il porto era utilizzato sia per il traffico con Cagliari, in alternativa alle comunicazioni via terra, sia per altri scambi, per esempio per l’esportazione dei cereali, ricorrendo al contrabbando. Erano i sovrani a ordinare di non esportare da altri porti all’infuori di quello di Cagliari, lasciando tali autorizzazioni in rare situazioni.
Nel 1471 Giovanni II d'Aragona ordinò la revoca delle licenze concesse al viceré di Sardegna, Nicola Carroz de Arborea, e al conte di Quirra di esportare grano, orzo e altre merci da scali situati nelle loro terre perché contrario alle prammatiche che stabilivano i porti sardi nei quali dovevano farsi le operazioni di carico e scarico delle merci.
Solo nel 1560 Filippo II di Spagna incluse il porto de Ullastre fra quelli autorizzati ad esportare il grano prodotto nella zona.
Il porticciolo veniva usato anche per assecondare le esigenze del traffico di legname.
Nel Settecento, il potere centrale sabaudo stabilì che ogni sorta di commercio di cereali con l’esterno si potesse praticare attraverso i soli porti abilitati di Cagliari, Alghero, Porto Torres e Castelsardo, con esclusione assoluta di altri scali. Tale restrizione mirava ad assicurare alle Casse regie una più regolare e continua esazione dei diritti di sortita. Il porto di Tortolì, nonostante tutto, rimase uno dei più redditizi della Sardegna.
L'origine dell’attuale centro portuale risale alla seconda metà dell’Ottocento: dopo un primo tentativo fallito, che voleva unire i due grandi scogli che costituiscono l'isolotto per formare il porto, si tentò di rendere lo stagno di Tortolì un bacino portuale, cercando di renderlo più profondo artificialmente e renderlo accessibile tramite un canale attraverso la spiaggia; il continuo insabbiamento però non permise la riuscita del progetto.
Solo nel ‘900 si arrivò a ricavare il porto dallo specchio adiacente allo stagno, con il banchinamento dei due moli, sormontati da un muro difensivo che potesse resistere alle mareggiate del grecale.
La ferrovia collega il porto di Arbatax all’entroterra.
Gli scambi commerciali a metà degli anni ‘90 del novecento hanno ripreso i ritmi dell’anteguerra, grazie a una generale normalizzazione dei commerci merceologici locali degli altri porti. Ben l’80% delle esportazioni era costituito dai combustibili vegetali e minerali (antracite, carbone vegetale); erano scambiati anche prodotti agroforestali (cereali, agrumi, ortaggi, mandorle, sugheri) e prodotti animali (bestiame e formaggio).
Le importazioni riguardavano soprattutto sostanze alimentari, come farina, pasta di frumento e conserve alimentari.
Oggi il porto commerciale è utilizzato da vari vettori navali per l'attracco dei traghetti che collegano il centro della Sardegna con Genova e Civitavecchia.
Nel periodo di maggiore affluenza turistica si collegava con Fiumicino (Roma).
L'area portuale comprende anche dei pontili per le imbarcazioni da diporto e per i pescherecci.
Oggetto
Note storiche sul Porto di Arbatax
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