Devozione a Orani: memorie orali
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Devozione a Orani: memorie orali
Descrizione
La chiacchierata inizia con la signora Gigina Chironi che racconta di ricordare con grande emozione una processione che, da bambina, quasi la impressionava: la processione "de sa chirca", della ricerca.
La processione, che è stata fatta fino agli '50, si svolgeva all'alba del venerdì Santo, quando le madri svegliavano le figlie dicendo "Sveglia! Sta per passare sa profescione de sa chirca!".
Sa chirca consisteva nella riproposizione della ricerca, da parte della Madonna, di Gesù che non era tornato a casa perché era stato arrestato.
Si portava in processione l'Ecce Homo, Gesù flagellato, insieme alla madonna vestita di nero senza cantare né pregare ad alta voce: le persone passavano quasi di corsa per le strade in silenzio.
La cosa impressionante per la signora Gigina era che, poichè al tempo si usava vestirsi sempre di colori scuri, la processione sembrava quasi un fiume nero che inondava le vie del paese.
Dagli anni '50 in poi la processione de sa chirca è andata perduta, dice Gigina, perché le persone non partecipavano più, forse perché si svolgeva molto presto al mattino.
Continua il racconto parlando di un'altra processione perduta nello stesso periodo. Si tratta della processione e della festa di Sant’Isidoro. Essendo legata a mondo agricolo “addio contadini e addio Sant’Isidoro”. Adesso i giovani non sanno nemmeno chi era Sant’Isidoro. Secondo Gianni Demontis l’ultima festa risale al 1954 e ci racconta che l’ultimo priore tutt’ora conserva in casa la pandela del santo.
Tottoni Pinna ci parla della festa del patrono Sant’Andrea. Festeggiato il 30 novembre, corrispondeva all’apertura dei vini novelli e all’uccisione del maiale. In quell’occasione i bambini ricevevano come premio parti dell'animale come orecchie, piedi, unghie, in mancanza di biscotti o altri dolci.
Sig.ra Gigina aggiunge che la festa di Sant’Andrea è stata riscoperta e rivalutata circa 15 anni fa, tornando a realizzarla in grande. Vi partecipano le confraternite e le persone in costume, i priori vanno portano le pandele dei santi in processione e la statua del santo viene portata sul carro dei buoi vestiti a festa. Tonino aggiunge che nonostante Sant’Andrea sia il patrono del paese, in passato la festa principale era San Daniele, il 13 ottobre, quando si usava fare una grandissima festa, oggi ridimensionata come tante altre.
La chiacchierata prosegue con il signor Luigi Paddeu che ci racconta un aneddoto sulla devozione alla madonna di Gonare. Quando all'età sei anni sopravvisse al favismo, sua madre fece una promessa alla Madonna: sarebbero andati ad “estivare” sul monte dividendo una cumbessia con un’altra famiglia. Luigi ricorda il periodo trascorso al monte come un’esperienza indimenticabile. I bambini giocavano insieme a costruire piccoli nuraghi con i sassi, si viveva come una comunità specialmente la sera, quando il rigore e le regole della giornata venivano meno. Ci racconta anche dei rapporti sociali e le amicizie che, durante la permanenza sul monte, si perfezionavano e si stringevano.
Ancora Tottoni aggiunge che per la gente di Sarule e Orani, comunità dalla grande devozione, la madonna di Gonare "è come se fosse viva". A dimostrazione del sentimento di fede, ci raccontano, si usava addirittura trascinarsi in ginocchio su per la salita, su per quel “camminu malu” che conduce a Gonare: più le sofferenze per arrivare erano grandi, più grande sarebbe stata la grazia.
A questo proposito Gianni Demontis racconta di un suo parente che dall'età di 13 anni arrivava a piedi da Nuoro a Orani e saliva al monte inginocchiato fino all’età di 98 anni.
Chiediamo alla signora Grazietta se c’è una processione che ricorda con più affetto. La sua risposta ci fa sorridere: risponde che le processioni erano una più bella dell’altra, che le messe sono tutte belle se si partecipa con animo e fede. Certo, magari un prete è più bravo dell’altro a fare le prediche, ma le messe sono tutte bellissime. “Pagu bellas chi sunu sas professciones!”.
Ricorda che da bambina, insieme a sua madre, ogni giorno all’alba prima di andare in campagna andava a fare la comunione in chiesa: non si andava mai in campagna senza.
Un altro ricordo di Signor Tottoni racconta che in passato si invocava Nostra Signora di Liscoi che si diceva, aveva messo fine alla piaga delle cavallette. Per questo si era deciso di costruire per la madonna una corona di cavallette d’oro, ma poiché l’anno dopo le cavallette erano tornate, non era stata costruita.
Il signor Luigi ricorda come un momento molto emozionante anche la ricorrenza del corpus domini, quando tutto il paese si impegnava per raccogliere petali di fiori da spargere per le strade ed accogliere la processione.
Ancora i signori ricordano insieme le processioni della settimana santa.
Il giovedì santo a Orani si imitano le azioni di Gesù prima di essere arrestato, come l’ultima cena e la lavanda dei piedi, riprodotta dal prete e 12 confratelli.
Particolarmente toccante è il rito de S’Incontru, quando Gesù risorto esce dalla chiesa di Santa Croce, la Madonna esce dalla chiesa del rosario vestita a festa e si incontrano nella località di "Su Postu".
I riti della "chida santa" sono fatti oggi in maniera quasi identica al passato, con la differenza che oggi non si usa più portare in processione la croce, che, all’avanzare dell’età dei confratelli era diventata troppo pesante da trasportare a spalla.
Torniamo poi a parlare delle processioni perdute nel corso del tempo. Signor Tonino ci racconta della processione de "s'ottada" del corpus domini. Una processione, cioè, che si usava fare sette giorni dopo la celebrazione del corpo di Cristo.
Anche alcune feste campestri non hanno resistito al passare del tempo. Attualmente rimangono attive 3 feste campestri su 5. Nel passato si usava fare la festa per san Francesco e san Paolo, mentre oggi sono rimaste attive quelle di san Giorgio, sant’Elia e “s’Ispiritu Santu”. In quest’ultima le persone si quotano e pagano la festa che dura due giorni - sabato e domenica, con due pranzi e una cena. Sette giorni dopo si festeggia “s’ottada” durante la quale si effettua il passaggio della pandela al priore entrante.
I nostri ospiti concordano nel dire che la comunità si Orani è molto devota. Moltissime persone portano il nome dei santi e delle sante più venerati. Soprattutto fino agli anni ‘60 tutto il paese partecipava ai riti, si addobbavano le strade con ciò che si possedeva, che era poco, esponendo un lenzuolo colorato, i pochi quadri che si avevano, fiori, piante, e tutto quello che poteva rendere più solenne il passaggio delle processioni e, al passaggio del carro, si lanciavano i petali dalle finestre e dai balconi. Partecipavano veramente tutti, anche chi non aveva fede.
Oggi le processioni ci sono, le funzioni ci sono e si portano avanti come nel passato. Tuttavia sembra tutto più spento e triste perché manca la gioventù, manca la vita, manca la nota d’allegria che prima portavano i giovani alle processioni e alle feste.
La nostra chiacchierata si conclude con una considerazione condivisa tra tutti i nostri ospiti. Una considerazione amara: se il paese vuole che le processioni e le tradizioni non muoiano è necessario che le si porti avanti, che qualcuno si adoperi, che si partecipi. “Quando noi non ci saremo più, chi lo farà?”, si chiede Gigina. Sembra che quasi nessuno, a parte le vecchie generazioni, abbia più a cuore le tradizioni del paese.
La processione, che è stata fatta fino agli '50, si svolgeva all'alba del venerdì Santo, quando le madri svegliavano le figlie dicendo "Sveglia! Sta per passare sa profescione de sa chirca!".
Sa chirca consisteva nella riproposizione della ricerca, da parte della Madonna, di Gesù che non era tornato a casa perché era stato arrestato.
Si portava in processione l'Ecce Homo, Gesù flagellato, insieme alla madonna vestita di nero senza cantare né pregare ad alta voce: le persone passavano quasi di corsa per le strade in silenzio.
La cosa impressionante per la signora Gigina era che, poichè al tempo si usava vestirsi sempre di colori scuri, la processione sembrava quasi un fiume nero che inondava le vie del paese.
Dagli anni '50 in poi la processione de sa chirca è andata perduta, dice Gigina, perché le persone non partecipavano più, forse perché si svolgeva molto presto al mattino.
Continua il racconto parlando di un'altra processione perduta nello stesso periodo. Si tratta della processione e della festa di Sant’Isidoro. Essendo legata a mondo agricolo “addio contadini e addio Sant’Isidoro”. Adesso i giovani non sanno nemmeno chi era Sant’Isidoro. Secondo Gianni Demontis l’ultima festa risale al 1954 e ci racconta che l’ultimo priore tutt’ora conserva in casa la pandela del santo.
Tottoni Pinna ci parla della festa del patrono Sant’Andrea. Festeggiato il 30 novembre, corrispondeva all’apertura dei vini novelli e all’uccisione del maiale. In quell’occasione i bambini ricevevano come premio parti dell'animale come orecchie, piedi, unghie, in mancanza di biscotti o altri dolci.
Sig.ra Gigina aggiunge che la festa di Sant’Andrea è stata riscoperta e rivalutata circa 15 anni fa, tornando a realizzarla in grande. Vi partecipano le confraternite e le persone in costume, i priori vanno portano le pandele dei santi in processione e la statua del santo viene portata sul carro dei buoi vestiti a festa. Tonino aggiunge che nonostante Sant’Andrea sia il patrono del paese, in passato la festa principale era San Daniele, il 13 ottobre, quando si usava fare una grandissima festa, oggi ridimensionata come tante altre.
La chiacchierata prosegue con il signor Luigi Paddeu che ci racconta un aneddoto sulla devozione alla madonna di Gonare. Quando all'età sei anni sopravvisse al favismo, sua madre fece una promessa alla Madonna: sarebbero andati ad “estivare” sul monte dividendo una cumbessia con un’altra famiglia. Luigi ricorda il periodo trascorso al monte come un’esperienza indimenticabile. I bambini giocavano insieme a costruire piccoli nuraghi con i sassi, si viveva come una comunità specialmente la sera, quando il rigore e le regole della giornata venivano meno. Ci racconta anche dei rapporti sociali e le amicizie che, durante la permanenza sul monte, si perfezionavano e si stringevano.
Ancora Tottoni aggiunge che per la gente di Sarule e Orani, comunità dalla grande devozione, la madonna di Gonare "è come se fosse viva". A dimostrazione del sentimento di fede, ci raccontano, si usava addirittura trascinarsi in ginocchio su per la salita, su per quel “camminu malu” che conduce a Gonare: più le sofferenze per arrivare erano grandi, più grande sarebbe stata la grazia.
A questo proposito Gianni Demontis racconta di un suo parente che dall'età di 13 anni arrivava a piedi da Nuoro a Orani e saliva al monte inginocchiato fino all’età di 98 anni.
Chiediamo alla signora Grazietta se c’è una processione che ricorda con più affetto. La sua risposta ci fa sorridere: risponde che le processioni erano una più bella dell’altra, che le messe sono tutte belle se si partecipa con animo e fede. Certo, magari un prete è più bravo dell’altro a fare le prediche, ma le messe sono tutte bellissime. “Pagu bellas chi sunu sas professciones!”.
Ricorda che da bambina, insieme a sua madre, ogni giorno all’alba prima di andare in campagna andava a fare la comunione in chiesa: non si andava mai in campagna senza.
Un altro ricordo di Signor Tottoni racconta che in passato si invocava Nostra Signora di Liscoi che si diceva, aveva messo fine alla piaga delle cavallette. Per questo si era deciso di costruire per la madonna una corona di cavallette d’oro, ma poiché l’anno dopo le cavallette erano tornate, non era stata costruita.
Il signor Luigi ricorda come un momento molto emozionante anche la ricorrenza del corpus domini, quando tutto il paese si impegnava per raccogliere petali di fiori da spargere per le strade ed accogliere la processione.
Ancora i signori ricordano insieme le processioni della settimana santa.
Il giovedì santo a Orani si imitano le azioni di Gesù prima di essere arrestato, come l’ultima cena e la lavanda dei piedi, riprodotta dal prete e 12 confratelli.
Particolarmente toccante è il rito de S’Incontru, quando Gesù risorto esce dalla chiesa di Santa Croce, la Madonna esce dalla chiesa del rosario vestita a festa e si incontrano nella località di "Su Postu".
I riti della "chida santa" sono fatti oggi in maniera quasi identica al passato, con la differenza che oggi non si usa più portare in processione la croce, che, all’avanzare dell’età dei confratelli era diventata troppo pesante da trasportare a spalla.
Torniamo poi a parlare delle processioni perdute nel corso del tempo. Signor Tonino ci racconta della processione de "s'ottada" del corpus domini. Una processione, cioè, che si usava fare sette giorni dopo la celebrazione del corpo di Cristo.
Anche alcune feste campestri non hanno resistito al passare del tempo. Attualmente rimangono attive 3 feste campestri su 5. Nel passato si usava fare la festa per san Francesco e san Paolo, mentre oggi sono rimaste attive quelle di san Giorgio, sant’Elia e “s’Ispiritu Santu”. In quest’ultima le persone si quotano e pagano la festa che dura due giorni - sabato e domenica, con due pranzi e una cena. Sette giorni dopo si festeggia “s’ottada” durante la quale si effettua il passaggio della pandela al priore entrante.
I nostri ospiti concordano nel dire che la comunità si Orani è molto devota. Moltissime persone portano il nome dei santi e delle sante più venerati. Soprattutto fino agli anni ‘60 tutto il paese partecipava ai riti, si addobbavano le strade con ciò che si possedeva, che era poco, esponendo un lenzuolo colorato, i pochi quadri che si avevano, fiori, piante, e tutto quello che poteva rendere più solenne il passaggio delle processioni e, al passaggio del carro, si lanciavano i petali dalle finestre e dai balconi. Partecipavano veramente tutti, anche chi non aveva fede.
Oggi le processioni ci sono, le funzioni ci sono e si portano avanti come nel passato. Tuttavia sembra tutto più spento e triste perché manca la gioventù, manca la vita, manca la nota d’allegria che prima portavano i giovani alle processioni e alle feste.
La nostra chiacchierata si conclude con una considerazione condivisa tra tutti i nostri ospiti. Una considerazione amara: se il paese vuole che le processioni e le tradizioni non muoiano è necessario che le si porti avanti, che qualcuno si adoperi, che si partecipi. “Quando noi non ci saremo più, chi lo farà?”, si chiede Gigina. Sembra che quasi nessuno, a parte le vecchie generazioni, abbia più a cuore le tradizioni del paese.
Autore
Beatrice Schivo, Margaret Cogoni, Luca Mameli
Luogo
Orani
Data
June 23, 2022
Formato
.mp3
Lingua
Italiano, sardo oranese
Editore
Beatrice Schivo
Relazione
Diritti
Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale (CC BY-NC-ND 4.0)
Oggetto/contenuto
Memorie orali sulle processioni e sulla devozione a Orani
Tipo
Registrazione audio
Intervistato
Intervista a Tottoni Pinna, Gigina Chironi, tzia Grazietta Mastio, Luigi Paddeu, Gianni Demontis, Tonino Puddu
intervistatore
Beatrice Schivo, Margaret Cogoni, Luca Mameli
Luogo dell'intervista
Casa Maninchedda, Orani
Durata
46'
Autore della scheda
Beatrice Schivo
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