Popolazioni | Asburgo Austria | Migrazione serba

Immagine: 
rasciani

 

Immagine: 
banato

 

Immagine: 
Serbia

 

Alla fine del XV secolo i Turchi hanno ormai conquistato tutte le terre abitate da popolazioni serbe, ad eccezione di Croazia, Slavonia e parti della Dalmazia che appartengono all'Ungheria e la costa dalmata che è invece controllata da Venezia.

Sono numerosi i Serbi che, per sottrarsi al dominio ottomano, emigrano verso le provincie vicine. La migrazione segue due direttrici principali: verso Est (Dalmazia) e verso nord (Slavonia e Ungheria). Il flusso migratorio si attiva dopo la conquista turca di Serbia (1459) e Bosnia (1463), ma dopo la presa di Belgrado (1521) e la battaglia di Mohacs (1526), in cui i turchi sconfiggono gli ungheresi, assume grandi proporzioni. I Serbi si stanziano in Ungheria, nel Banato, nello Srem (o Syrmia, nella Slavonia orientale, tra i fiumi Save e Danubio), in Ba[)c]ka (tra Theiss and Danube), nella Baranya (tra Danube e Drave). 

Intanto, gli Asburgo d'Austria trasformano il sud dell'Ungheria e la Croazia nella frontiera con l'Ottomano e vi installano i migranti serbi, facendone dei coloni-soldati cui sono riconosciuti particolari privilegi. 

I serbi trasferiti in Dalmazia giocano un ruolo simile al servizio della Repubblica di Venezia, sempre in funzione anti-turca. 

La città di Ragusa, invece, formalmente soggetta ai Turchi con cui traffica in regime di quasi monopolio, è punto di riferimento sia per i croati cattolici che per i serbi ortodossi. Anche il Montenegro del Cinquenceto è terra turca (nella provincia di Scutari), insieme a Bosnia, e Erzegovina

A seguito della conquista di Smederevo (1459), il Patriarcato di Peć viene abolito e la chiesa serba perde la sua indipendenza, perché unita a quella greco-bulgara di Okhrida (nel sud Macedonia). Il Patriarcato di Peć viene restaurato solo nel 1557, diventando col tempo uno dei centri principali di organizzazione anche politica della diaspora serbo-ortodossa, specialmente in funzione anti-ottomana.

La situazione evolve nel secondo Seicento dopo il fallito assedio turco di Vienna (1683) e con l'esplodere del conflitto tra la Lega Santa (Austria, Venezia, Polonia e Russia) e ImperoOttomano. In questo momento i serbi dalmati e quelli della Herzegovina si sollevano contro i turchi. Mentre i serbi dalmati e montenegrini si battono sotto le insegne della Repubblica di Venezia, i turchi invadono la Serbia e il Montenegro, reprimono le rivolte nel sangue, si impadroniscono del tesoro del Patriarcato di Peć e traggono in arresto il leader dei serbi, Arsenije III, che verrà poi rilasciato dietro riscatto.

Nel 1688 gli Asburgo occupano Belgrado e prendono la Serbia. Ma nel 1690 i turchi la riconquistano e innescano la migrazione di circa 37 famiglie serbo-ortodosse verso le terre dell'impero asburgico, guidate proprio da Arsenije III. L'immigrazione è favorita dall'imperatore Leopoldo I d'Asburgo che, il 21 agosto dello stesso anno,  fa pubblicare una "lettera di invito" a tutte le nazione balcaniche perché si stanzino sulle sue terre.

Circa 70 mila serbi si riuniscono a Belgrado e nel settembre oltrepassano il fiume Sava e il Danubio per raggiungere l'attuale Vojvodina. Ai serbi verranno assegnate terre nella Slavonia (Croazia orientale) e nello Srem.

Bibliografia

Forbes, Nevill, David Mitrany, David G. Hogarth, e Arnold J. Toynbee. The Balkans: A History of Bulgaria, Serbia, Greece, Rumania, Turkey. 2004 (e-book). Clarendon Press, 1915.