Fin dal Cinquecento, il Granducato di Toscana si dedica attivamente ad attrarre coloni stranieri sui propri territori. Un momento cruciale è rappresentato dalla promulgazione delle cosiddette Livornine (1591-1593) da parte di Ferdinando I de' Medici.
Queste norme segnano l'avvio della trasformazione di Livorno, fino ad allora una modesta cittadina, in uno dei principali centri commerciali del Mediterraneo. Le Livornine, garantendo una certa tutela alle minoranze religiose, favorirono l’arrivo in città di numerosi stranieri, soprattutto mercanti.
I granduchi erano consapevoli della necessità di ripopolare vaste aree del principato, spopolate e improduttive, affidandole a nuovi coloni.
In quest’ottica, tra il 1580 e il 1581, Francesco I, Granduca di Toscana, avviò trattative per il trasferimento nei suoi domini di circa 130 famiglie di esuli greco-albanesi provenienti dalla cittadina portuale di Chimara (oggi Himarë). Fu proprio questa comunità albanese a iniziare il dialogo, inviando al sovrano un dispaccio in cui si dichiaravano discendenti diretti di Giorgio Castriota Scanderbeg, chiedendo sostegno militare contro gli Ottomani e proponendosi al contempo come nuovi sudditi del Granducato.
Francesco I accolse favorevolmente la proposta, immaginando di insediare questi coloni nelle terre del Senese, una zona particolarmente colpita dallo spopolamento. Progetti di ripopolamento con stranieri in quest’area erano già stati avviati nel XV secolo, durante il dominio della Repubblica di Siena. Risale a quel periodo il piano, mai realizzato, ideato con Anna Notara Paleologa per ripopolare la rocca di Montauto con famiglie greche.
Nel corso del Seicento, il governo toscano continuò a cercare nuovi coloni. Tra i progetti più ambiziosi vi fu il tentativo di attirare moriscos e sefarditi espulsi dalla penisola iberica nel 1609, così come, negli anni Sessanta, un piano di Cosimo III per trasferire in Toscana diverse centinaia di esuli greci provenienti dalla regione della Mani, nel Peloponneso.
Nessuno di questi tentativi ebbe pieno successo.
La ricerca di coloni stranieri per ripopolare le terre abbandonate del Granducato proseguì anche nel Settecento, sotto il governo degli Asburgo-Lorena, che ereditarono questa sfida dopo il passaggio del Granducato sotto il loro controllo.
Per approfondire
Burigana, Riccardo. Troppa tolleranza? La ri-fondazione della città di Livorno (1606). Revista de Teologia e Ciências da Religião da UNICAP, 5, n. 1 (2015): 121-38.
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Salice, Giampaolo. Diaspore greche e colonizzazione interna nella Toscana granducale (secoli XVI-XVII). In La terra ai forestieri, a cura di Giampaolo Salice, 101-127. Pisa: Pacini, 2019.
Stopani, Antonio. «L’établissement des colonies étrangères dans le Grand Duché de Toscane au XVIe siècle: premières notes d’une recherche en cours». In Mobilité des personnes en Méditerranée de l’antiquité à l’époque moderne : procédures de contrôle et documents d’identification, a cura di Claudia Moatti, 425–541. Rome: École française de Rome, 2004.
Santus, Cesare. Moreschi in Toscana. Progetti e tentativi di insediamento tra Livorno e la Maremma (1610-1614). Quaderni Storici, n. 3/2013 (2013): 745-78.