Ponti a Sant'Antioco

a cura di Giorgia Scano

Il ponte romano

Notizie di un attacco barbaresco

Il Ponte Romano (1914)

Pedaggi al ponte

Fondi per il Ponte Romano

Riadattamento del Ponte Romano 

Quando mi è stato richiesto di indagare il rapporto dell’isola di Sant’Antioco e della sua comunità con il mare, il primo pensiero è sicuramente ricaduto sul ponte, o per meglio dire i ponti.

Sappiamo che fin da tempi remoti uomini di altre terre hanno cercato di approdare sull’isola. Anche i detti e le leggende della tradizione popolare, come quella di “Lucia arrabiosa” che ci ha raccontato Andrea Scibilia, ci parlano di ponti. È così che ho iniziato a credere di non dover più indagare il ponte unicamente come struttura architettonica, ma piuttosto come una porta verso il resto del mondo.

Ponte romano

Ho iniziato la mia ricerca studiando il primo ponte di Sant’Antioco di cui siamo a conoscenza e l’unico dei tempi antichi che permane ancora oggi, sebbene non con la sua originaria funzione, ma come monumento.

Si tratta del Ponte Romano, ricordato ancora oggi con questo nome o con quello di Ponti Mannu. Il nome Ponti Mannu denota da subito che questo non fosse l’unico ponte presente nell’isola.

Vi erano infatti almeno altri due ponti, Su Ponti de Mesu (il Ponte di Mezzo) che collegava l’isolotto di Crucianas, e il Ponte di Santa Caterina che collegava invece l’isolotto di Perdas Managus.

Una particolarità del Ponte Romano rispetto alle altre strutture simili in Sardegna è la sua funzione di collegamento dell’isola alla terraferma. Il suo utilizzo si è protratto nei secoli e sotto i suoi archi sono transitate imbarcazioni non sempre amiche.

Nel 1812 un attacco barbaresco venne bloccato proprio nella zona tra il Ponte di Mezzo e quello di Santa Caterina e così il mare, portatore di vantaggi e risorse, si trasformava spesso in portatore di pericoli. 

I restauri a cui si dovette provvedere per consentire la sicura percorribilità del ponte e del suo canale furono numerosi e le risorse economiche mai sufficienti.

Basti pensare che si arrivò a chiedere a questo scopo l’utilizzo del denaro destinato ai lavori per la chiesa parrocchiale o ancora, la somma raccolta con le offerte della festa in onore del santo.

Non è da dimenticare che il ponte era risorsa così preziosa e invidiabile che per attraversarlo si richiedeva il pagamento di una tariffa, diversa a seconda di chi e con che cosa volesse accedere all’isola.

Se solo potesse parlare, quel ponte ci racconterebbe anche del fischiettio del treno che dal 1926 passava al suo fianco e del ponte girevole che aveva limitato la libertà di navigazione sotto i suoi fornici.

Lavori di costruzione del Ponte Nuovo

Intervista a Romano Argiolas

Una nuova strada

Nel 1954, con la costruzione della strada, il ponte venne abbandonato, sebbene qualche genitore per far divertire i figli continuasse a passarci sopra.

“Venite a Sant’Antioco: l’isola che si raggiunge in automobile”, titola una rivista del 1962.

Il ponte, in senso lato, diventava così non più solo un mezzo imprescindibile per raggiungere l’isola, ma anche uno slogan per invitare i turisti e quindi, gli stranieri, temuti per tanto tempo, a recarsi nell’isola.

La strada, tuttavia, bloccava la circolazione dell’acqua e costringeva alla circumnavigazione dell’isola per raggiungere il Golfo di Palmas partendo dalla laguna e viceversa.

Non solo, infatti, il blocco di terra utilizzato per la costruzione della strada impediva drasticamente la circolazione dell’acqua, che già era diventata minima negli ultimi anni di attività del Ponte Romano.

Il Ponte Nuovo

Venite a Sant'Antioco: l'Isola che si raggiunge in automobile!

Ponte nuovo

Si avviò così la costruzione del Ponte Nuovo, inaugurato nel 1981. Alcuni avrebbero detto “finalmente”, altri, tra cui i pescatori, erano consapevoli che la ripristinata circolazione dell’acqua avrebbe mutato la fauna marina e quindi compromesso i loro pescati.

Il cambiamento che l’isola stava attraversando era tale da spingere Romano Argiolas a fotografare la costruzione di questo ponte quasi giorno per giorno.

Ancora in anni vicinissimi a noi il ponte è soggetto a dispute e di certo non manca di far parlar di sé.

Sembrerà strano, ma io per giungere all’Isola di Sant’Antioco non ho percorso il Ponte Romano, né la strada e nemmeno il Ponte Nuovo.

Il ponte che mi ha collegato a quest’isola e questa comunità è invece il LUDiCa, un ponte breve che ho percorso ad alta velocità, che mi ha scompigliato i capelli e le idee, ma che senza dubbio mi ha ancorata per sempre a questo posto.

Bibliografia

Muresu, Marco. «Il castrum di Sant’Antioco (Carbonia-Iglesias). Riflessione alla luce di alcuni documenti». in ArcheoArte. Rivista elettronica di Archeologia e Arte, 27 giugno 2012. https://doi.org/10.4429/j.arart.2011.suppl.33

Spano, Giovanni. «Descrizione dell’antica città di Sulcis». Bullettino Archeologico Sardo 2 (febbraio 1857): 23–24. https://doi.org/10.11588/DIGLIT.10804