La gestione diretta da parte della Corona
Le saline potevano essere gestite direttamente dalla Corona (ad economia) oppure date in concessione (accenso) a privati (signori feudali, imprenditori, mercanti, talvolta riuniti in società).
Nel primo caso la salina era amministrata dagli ufficiali organizzati secondo lo schema riportato nel grafico. Vertice del personale era il Procuratore reale, da cui dipendeva direttamente il notaio della Procurazione Reale. Obbediva al procuratore il Luogotenente del Procuratore, da cui dipendeva il Saliniere maggiore, a sua volta responsabile dell’attività dei Salinieri minori. Questi ultimi coordinavano sia gli stimatori che le guardie, oltre che i vassalli rurali tenuti a prestare servizio nelle saline.
La gestione in concessione
La concessione di una salina avveniva sotto forma di appalto temporaneo, che talvolta poteva configurarsi come forma di restituzione di un prestito di denaro liquido. La procedura di assegnazione prevedeva la pubblicazione del bando, disposta dal procuratore reale attraverso specifiche grida pronunciate nei principali luoghi del regno. Si davano normalmente 30 giorni per presentare la propria offerta al tribunale della procurazione reale. Il bando era aperto a tutti: naturali del regno e forestieri. Una volta scaduti i termini e valutate le proposte, si redigeva l'atto di arrendamento, cioè il contratto che stabiliva diritti e doveri del concessionario e della Corona. Tale schema rimane sostanzialmente immutato per tutta l'età moderna.
L'accordo di arrendamento-concessione della salina assegnava al concessionario il controllo degli aspetti relativi alla gestione, tra le quali il controllo sulla forza lavoro umana necessaria al funzionamento dell'intera filiera di produzione, estrazione e trasporto del prodotto. Tuttavia, la Corona manteneva forme di controllo e sorveglianza sull'operato dei concessionari.
I grafici che seguono offrono un quadro di sintesi del costo di concessione di alcune saline sarde attive nel XVIII secolo.