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Torri costiere del Regno di Sardegna


a cura di Giampaolo Salice


 

Le torri costiere che ancora oggi punteggiano i litorali delle isole sarde sono uno dei segni più evidenti del complesso rapporto del Regno di Sardegna col Mediterraneo.


La Storia delle torri costiere della Sardegna: dalla difesa alle funzioni sociali

Le torri costiere della Sardegna rappresentano un patrimonio storico unico, testimonianza di un sistema integrato di difesa e controllo sviluppato nei secoli per proteggere l'isola da minacce esterne, gestire le epidemie e monitorare gli scambi commerciali. Non solo simboli di sicurezza militare, ma anche strumenti di crescita economica e sociale, queste strutture hanno profondamente segnato il paesaggio e la cultura dell’isola.  

Dalle origini al XIV secolo: la Prammatica del 1327

Momento aurorale nella difesa costiera della Sardegna fu la Prammatica del 1327. Sotto il regno di Alfonso II il Buono, Cagliari ottenne il privilegio di imporre tasse sulle merci per finanziare la costruzione di mura e opere difensive nelle aree di Stampace e Lapola. Questo privilegio, confermato nel 1345, permise di creare un sistema di protezione avanzato per l’epoca.  

Pietro III il Cerimonioso, durante una visita in Sardegna, ampliò il progetto ordinando la costruzione di torri e specole lungo la costa. Questi avamposti strategici utilizzavano segnali di fuoco per avvertire le comunità dell’interno e del litorale dell’arrivo di navi nemiche, offrendo un primo sistema di allarme integrato.  

Secondo la relazione di Marco Antonio Camós, che fece una ricognizione delle torri su mandato del viceré Juan Coloma, nel 1572 erano attive nel regno appena 17 torri, a presidio delle città portuali di Arbatax, Bosa, Cagliari, Oristano, Portotorres, Terranova, della Nurra sassarese e dei banchi di corallo algheresi.

La riorganizzazione del XVI secolo: il piano del viceré Michele de Moncada

La sconfitta spagnola alla Goletta nell’estate del 1574 spinse il viceré Michele de Moncada, su impulso diFilippo II di Spagna, a riorganizzare la difesa della Sardegna. Nel 1575, Juan Çanoguera condusse un’indagine sullo stato delle fortificazioni isolane, evidenziando criticità nelle piazzeforti di Cagliari e Alghero.  

Nel 1578, de Moncada mise in atto un piano sistematico che istituiva una milizia coordinata da un circuito di torri d’avvistamento. L’organizzazione prevedeva che città e baroni fortificassero le aree di loro competenza e una nuova Amministrazione delle Torri gestisse i tratti meno presidiati.  

Un documento del 26 giugno 1580 riferisce che nelle aree di Ogliastra, Posada e Gallura erano attivi posti di guardia, ma si sottolineava la necessità di costruire ulteriori torri, come quelle previste nelle Bocche di Bonifacio.  

L’età d’oro delle torri: XVI e XVII secolo

Nel XVI secolo, Giovanni Francesco Fara, con la sua *Chorographia Sardiniae*, descrisse dettagliatamente le torri esistenti e propose l’edificazione di nuove. Questo studio, oggi fondamentale per ricostruire la storia delle fortificazioni, contribuì a rafforzare il sistema difensivo.  

Tra il 1584 e il 1621 furono costruite 46 nuove torri, portando il totale a circa 80 nel primo trentennio del XVII secolo. Non tutte le torri erano attive contemporaneamente, ma il sistema risultava flessibile e capace di adattarsi alle necessità difensive. Le torri, inserite nella cosiddetta carta “sardo-spagnola” conservata presso la Biblioteca Nazionale di Parigi, non erano solo opere militari, ma centri di controllo strategico e amministrativo.  

Un sistema integrato: difesa e vita sociale

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le torri marittime furono principalmente finanziate e costruite dai sudditi del Regno di Sardegna, che le integrarono nelle risorse locali. Dal XVI secolo furono gestite dalla *Reale Amministrazione delle Torri*, combinando esigenze militari e fiscali con il bisogno di sicurezza delle comunità costiere.  

Le torri svolgevano funzioni molteplici:  
- Difesa costiera: contrasto alle incursioni nemiche con cannoni e bastimenti corsari.  
- Comunicazioni: il sistema di allarme si basava su segnali di fuoco e campanili, trasmettendo l’avviso anche nell’entroterra.  
- Controllo economico: prevenzione del contrabbando e gestione della tassazione sulle merci.  
- Sanità pubblica: vigilanza contro la diffusione di malattie epidemiche.  

La Fine del sistema e il passaggio a nuove funzioni  
Le torri persero progressivamente il loro ruolo primario con il Regio Decreto 3786 del 25 aprile 1867. Alcune furono trasferite al Ministero della Marina e delle Finanze per continuare attività di vigilanza fiscale, mentre altre vennero abbandonate.  

Oggi, molte torri sono ancora visibili lungo le coste della Sardegna, simboli di un passato fatto di resilienza e ingegno. Molte di esse sono state rivalutate e inserite in percorsi culturali e turistici.  

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