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Nelle registrazioni delle morti possiamo ritrovare indicazioni sull’intero percorso degli schiavi nei sacramenti cattolici.
Infatti oltre a indicare i nomi dello schiavo, del padrone, le circostanze della morte e il luogo di sepoltura, i documenti ci informano anche su quali sacramenti il defunto aveva ricevuto in vita, se ne aveva ricevuto. Il momento della morte e del seppellimento degli schiavi esplicita anche il loro grado di inserimento nella famiglia del padrone.
La maggior parte dei captivi morti da cristiani vengono sepolti nel cimitero esterno della parrocchia di Castello, chiamato il fossar o fossari e destinato ai poveri e agli emarginati; accade, invece, che alcuni vengano sepolti in altre chiese o cappelle, luoghi che probabilmente hanno un significato particolare per i loro padroni in quanto sito delle loro tombe di famiglia o luoghi frequentati per assistere alle Sante Messe. Questo ribadirebbe la qualità “familiare” degli schiavi.