Il traffico di schiavi nel Regno si sviluppa attraverso due principali fasi: la prima è un commercio "all'ingrosso" condotto soprattutto da corsari esterni, istituzionalizzato e fiscalmente regolamentato, che corrisponde all'ingresso degli schiavi nel Regno. Successivamente, il commercio si dirama in una miriade di transazioni tra privati, come acquisti, donazioni, lasciti ereditari e prestiti, attraverso i quali la "merce umana" continua a circolare.
Questa fase successiva è documentata principalmente da fonti notarili, che offrono una ricca testimonianza della vita quotidiana, dei rapporti interpersonali e delle dinamiche economiche. Questi documenti rivelano numerosi dettagli sui prezzi, l'età, la provenienza e le caratteristiche fisiche degli schiavi, nonché sulle motivazioni dietro l'acquisto o la vendita, che spesso avvengono in corrispondenza di momenti cruciali della vita, come testamenti o doti matrimoniali. Tuttavia, le ragioni specifiche per la cessione di uno schiavo raramente vengono esplicitate. In alcuni casi, la vendita poteva essere dettata da necessità economiche, dal desiderio di sostituire uno schiavo con uno più giovane o più adatto a determinati compiti, o da esigenze personali, come la scelta di un nuovo compagno sessuale. Mostrano inoltre come le transazioni tra privati fossero spesso accompagnate da garanzie e clausole contrattuali a tutela soprattutto del compratore che richiedeva la certezza della legittimità del venditore e della buona salute dello schiavo. Talvolta venivano inserite anche clausole che permettevano la rescissione del contratto entro un certo periodo, o la possibilità di rateizzare il pagamento.
Le vendite tra privati che abbiamo rinvenuto non sono particolarmente numerose e coprono un arco di tempo che va dal 1603 al 1689, concentrandosi principalmente nella città di Cagliari.