A cura di Álvaro Casillas Pérez, ricercatore "Margarita Salas" (Universidad de Alcalá)
Nel turbolento scenario mediterraneo del Seicento, il Regno di Sardegna si trovò costantemente esposto alle incursioni dei corsari barbareschi, una minaccia persistente per le sue coste, i suoi abitanti e i suoi traffici marittimi. Per far fronte a questa realtà e, al contempo, sfruttare le capacità marittime locali per la propria difesa e per il disturbo del nemico, la Corona adottò specifici provvedimenti volti a regolamentare l'attività corsara. Lungi dall'essere mera pirateria, la guerra di corsa era, se autorizzata da un sovrano tramite la patente di corsa, un'azione bellica legittima con regole precise.
In questa sezione, pubblichiamo due importanti provvedimenti adottati per inquadrare e disciplinare l'attività corsara nel Regno di Sardegna, offrendo uno spaccato della legislazione marittima dell'epoca.
Il primo è una Ordenanza de corso emessa da Filippo III nel 1615, con cui si definiva il perimetro delle azioni consentite ai corsari, assicurando agli stessi una serie di agevolazioni pensate per incoraggiare lo sviluppo dell'attività corsara in qualsiasi spazio marittimo della Monarchia ispanica.
Il secondo provvedimento è invece una delibera del Consiglio del Real Patrimonio adottata nello stesso anno che offre ulteriori specificazioni sugli incentivi offerti ai corsari disposti a svolgere la propria attività nell'arcipelago sardo.