Nell’estate del 1535 Carlo V, impegnato sul Mediterraneo a ridimensionare la minaccia arabo-ottomana, giunge in visita nel regno di Napoli.
A Napoli il sovrano affronta la situazione dei rifugiati greco-albanesi approdati in grande numero nel regno a seguito dell'occupazione ottomana della cittadina di greca di Corone.
Si tratta dei cosiddetti coronei, un gruppo di esuli piuttosto eterogeneo, formato sia da greci che da albanesi. Nel 1536, Carlo V riorganizza la loro presenza nel regno istituendo la "nazione coronea", alla quale attribuisce specifici privilegi e franchigie.
A questi rifugiati greco-albanesi è aperta così la via che consente loro di insediarsi nelle aree rurali, nella speranza di godere delle franchigie e degli incentivi concessi e di guadagnare una relativa autonomia in ambito spirituale, grazie al relativo isolamento delle nuove colonie di popolamento, lontano dalle istituzioni di controllo.
Presero così vita decine di comunità rurali, molte delle quali ancora oggi esistenti e note come come Arbëreshë.
Nel quadro appena descritto si aprono anche le trattative per il trasferimento di una parte dei greco-albanesi presenti in città nell'avamposto spagnolo di Bona, sulla costa nord-africana non lontano da Tunisi.