A cura di Beatrice Schivo
Sebbene il passaggio alla religione cristiana non comporti necessariamente la liberazione, nella speranza di migliorare la propria condizione, alcuni schiavi comunque si convertono. Il recupero della libertà può essere così quanto meno agevolato. Nei riguardi degli schiavi domestici i proprietari indubbiamente esercitano una qualche pressione, probabilmente attraverso varie promesse.
I bambini nati in schiavitù da madri schiave e padri quasi mai specificati, vengono battezzati subito dopo la nascita, ottenendo così - talvolta - una condizione migliore rispetto ai non battezzati. Tuttavia, a meno che non vengano esplicitamente affrancati, anche dopo il battesimo rimangono schiavi.
Le cerimonie battesimali degli schiavi si svolgono di solito con un certo decoro. Si tratta di occasioni per manifestare il potere e le relazioni intrattenute dai proprietari, specialmente attraverso il ricorso a padrini e madrine di condizione elevata sino ai massimi livelli della gerarchia sociale, civile ed ecclesiastica: alti prelati, professionisti, personalità eminenti della società civile, nobili e finanche sovrani. Questo sistema di padrinaggi si rivela prezioso anche prospettiva di ricostruzione della rete clientelare e delle strategie dell'élite del Regno.
Il numero di schiavi battezzati rilevati dal 1600 al 1696 è di centosettanta unità. Nel primo grafico sono visualizzabili i numeri dei battesimi per ciascun anno, suddivisi per il genere dei battezzati. Il 1605 è l’anno con il maggior numero sacramenti battesimali conferiti, ventuno maschi e otto femmine. Nell'immagine successiva si può osservare la suddivisione pressoché equa tra maschi e femmine: quarantasei per cento di donne e cinquantaquattro per cento di uomini. Se si considera, però, che il numero di schiave presenti nel Regno è nettamente più basso rispetto a quello degli schiavi, si nota che, proporzionalmente, le donne sono maggiormente battezzate.
I documenti
Bibliografia
Salvatore Loi, Prigionieri per la fede: razzie tra musulmani e cristiani (Sardegna secoli XVI-XVIII), S@l Edizioni, Capoterra, 2016;
Salvatore Bono, Schiavi musulmani nell'Italia moderna. Galeotti, vu' cumprà, domestici, Edizioni Scientifiche Italiane, Perugia, 1999.