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Corsari e guerra di corsa

L’indagine è condotta da Álvaro Casillas Pérez per il XVII secolo e da Giampaolo Salice per il XVIII.


 

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corsaro barbaresco

Corsari e guerra di corsa

La guerra di corsa e la pirateria sono stati due dei fenomeni che più hanno marcato la vita delle popolazioni costiere del Mediterraneo in epoca moderna. Corsari e pirati armavano le proprie imbarcazioni per condurre rapide incursioni contro navi e territori nemici con l'obiettivo di ricavare bottino, merci o schiavi da vendere. 

Nel caso dei corsari, però, l'attività era regolata e protetta da uno Stato attraverso la concessione di una "lettera di corsa", un documento che, a grandi linee, limitava la loro attività a obiettivi specifici e determinava la validità delle loro prede in cambio di una quota del bottino.

Questa attività era praticata da tutti gli stati del Mediterraneo, anche se senza dubbio i corsari barbareschi erano quelli che la esercitavano in maniera più intensa. La compravendita delle loro catture divenne una delle principali attività economiche della città di Algeri che, dalla sua conquista da parte dei fratelli Barbarossa nel 1516, era diventata un'enclave marittima corsara di prim'ordine.

A partire da questo momento, ogni estate, flottiglie composte da galee, galeotte e fuste visitarono le coste delle potenze cristiane, compiendo piccole e rapide incursioni che tendevano a devastare le città che incontravano con l’obiettivo di rapire e fare il maggior numero possibile di prigionieri.

L'arrivo dei fratelli Barbarossa dai mari levantini a quelli ponentini significò l'introduzione di un tipo di corsaro specializzato che rivoluzionò il modo in cui la guerra di corsa era stato tradizionalmente praticata nelleacque del Mediterraneo.

Una nuova trasformazione avvenne all'inizio del XVII secolo, quando l'irruzione di pirati e corsari inglesi e olandesi in quest'area portò con sé l'introduzione di una serie di innovazioni tecniche nella pratica della navigazione e di nuovi tipi di navi che i nordafricani non tardarono a incorporare nelle loro flotte, aumentando la pericolosità dei loro attacchi.

Tanto che, in quel periodo, gli Stati del Mediterraneo dovettero impegnarsi a migliorare i propri sistemi difensivi per far fronte ai loro attacchi. In particolare, la Monarchia spagnola mise in atto uno schema difensivo che doveva coprire una linea di costa che, articolata in tutti i suoi regni mediterranei, era rivolta e aperta verso il Maghreb.

A tal fine, optò, da un lato, per la costruzione e il miglioramento di un sistema di torri difensive che servissero sia ad avvisare dell'arrivo del nemico sia a difendere l'area dagli attacchi; dall'altro, per il pattugliamento dell'area con una flotta che potesse intercettare e ingaggiare il nemico prima che iniziasse la sua invasione.

I corsari in Sardegna

Nonostante la sua chiara posizione strategica al centro del Mediterraneo occidentale, la Sardegna, tra tutti i territori della Corona, era uno dei punti più vulnerabili. Quanto meno, l'arcipelago sardo era troppo povero di risorse materiali e demografiche per garantire la propria sicurezza contro attacchi che, allo stesso tempo, minavano la sua attività economica e commerciale legata al mare.

In questo senso, gli Asburgo promossero diverse misure per la loro protezione, come la costruzione di una rete di torri lungo la costa e di una piccola flotta di galee attiva nella seconda metà del XVII secolo, ma le autorità sarde poterono constatare in più occasioni che queste non erano sufficienti per la loro difesa. Optarono quindi per l'attuazione di altre misure che consentissero loro di disporre di una propria forza navale con cui intervenire in situazioni di particolare pericolo per il Regno.

Per questo motivo, cercarono di incoraggiare la concessione de licenze di corsa ad armatori privati che prestassero le loro navi e la loro vita alla difesa dei mari del Regno. Le autorità sarde fecero ricorso a corsari privati specialmente tra il 1618 e il 1648, gli anni della Guerra dei Trent'anni. In questo periodo, l'Isola dovette far fronte all'aumento del pericolo delle incursioni nordafricane - già abbastanza frequenti dalla fine del XVI secolo - e all'attacco delle navi francesi, che non solo molestavano costantemente le vie di comunicazione attraverso il Mediterraneo occidentale, ma saccheggiarono persino la città di Oristano nel 1637.

A tal fine, a Madrid fu redatta un'ordinanza che incentivava gli armatori privati ad "armar por su quenta navios de alto borde para andar en la costa de la mar dellos en busca de cosarios, piratas, y hazerles la guerra". In sostanza, prevedeva una serie di clausole che delimitavano questa attività e concedevano una serie di vantaggi per incoraggiarla. Particolare attenzione merita l'esenzione dal pagamento del "quinto real" prevista da questo documento, che in realtà le autorità sarde non applicarono immediatamente.

Al contrario, essi ricorrevano a questo privilegio solo quando la situazione del Regno era talmente avversa da richiedere la partecipazione dei corsari per recuperare la situazione. Questa ordinanza fu alla base di una serie di istanze e concessioni di licenze di corsa rilasciate dal Consiglio del Reale Patrimonio - l'istituzione incaricata di gestire e/o giudicare le questioni relative al patrimonio reale che erano direttamente o indirettamente collegate agli affari fiscali - che sono conservate nell'Archivio di Stato di Cagliari.

Questa sezione del portale presenta i risultati di un progetto di ricerca che si è concentrato sullo studio del fenomeno del corsarismo nell'isola di Sardegna. Per farlo, si è concentrato sullo studio dei suoi protagonisti, delle condizioni imposte alla loro attività e dei momenti in cui le autorità del regno sardo decisero di offrire condizioni più vantaggiose per le loro navi.

La pagina è strutturata in quattro parti: la prima fornisce un'identità dei corsari che assunsero la missione di difendere il territorio; la seconda contiene i documenti prodotti dal Consiglio del Patrimonio Reale, relativi alle richieste e alle concessioni di licenze corsare; la terza è dedicata ai documenti normativi che regolano l'azione corsara a livello generale; e la quarta è dedicata a stabilire quali imbarcazioni potevano essere utilizzate o attaccate nelle loro azioni.


 


Per approfondire

Guía Marín, Lluís J., “Defensa de la costa y control del territorio. La organización defensiva del País Valenciano durante el siglo XVII”, en Anatra, Bruno, Mele, Maria Grazia, Murgia, Giovanni y Serrelli, Giovanni (eds.), “Contra moros y turcos”: politiche e sistema di difesa degli stati della corona di Spagna in età moderna, Cagliari, 2008.
Martín Corrales, Eloy, “El corso en la Andalucia Moderna”, en Dubert García, Isidro, Sobrado Correa, Hortensio, Rey Castelao, Ofelia, González Lopo, Domingo L., García Hurtado, Manuel, Martínez Rodríguez, Enrique (coords.), El mar en los siglos modernos (vol. 2.), Santiago de Compostela, 2009.
Mattone, Antonello, “Capitolo primo. La Sardegna nel mondo mediterraneo”, en Guidetti, Massimo (ed.), Storia dei sardi e della Sardegna, vol. 3., Milano, 1989.
Murgia, Giovanni, “Paura corsara e problema di difesa nel Regno di Sardegna tra cinque e seicento”, en Mercieca, Simon (ed.), Mediterranean seascapes: proceedings of an International Conference held in Malta in conjunction with Euromed Heritage II, Navigation du Savoir Project (Valletta, 2004), Msida, 2006.