Diversamente da quanto potrebbero far pensare le loro denominazioni, le torri marittime della Sardegna sono state quasi del tutto finanziate e costruite dai sudditi del regno di Sardegna.
A partire dal XVI secolo, vennero gestite dalla Reale Amministrazione delle Torri, in un sistema integrato che combinava le esigenze militari e fiscali del governo col bisogno di sicurezza dei territori. Il sistema di torri operava integrandosi con le risorse già presenti nel territorio. La difesa, ad esempio, veniva garantita coordinando l'azione dei cannoni torrieri coi bastimenti corsari che il regno autorizzava per presidiare la costa. L'allarme dato dalle torri veniva poi diffuso anche attraverso i campanili delle chiese, che trasmettevano l'allarme anche ad aree molto distanti dalla costa.
Le torri venivano impiegate non solo per la difesa contro gli attacchi dal mare, ma anche e soprattutto per il contrasto al contrabbando, il presidiosanitario, la protezione delle attività costiere e il controllo della tassazione sul commercio.
La gran parte delle torri cessò di svolgere le proprie mansioni in base al Regio Decreto 3786 del 25 aprile 1867. Alcune torri passarono al Marina e Ministero delle finanze e mantennero così funzioni di vigilanza fiscale.
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