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Sale, Saline, Salinieri



 

Fin dall'antichità il sale è considerato un bene prezioso, perché consente, grazie al processo di salatura, la conservazione del cibo e la produzione di carne, pesce e formaggio salato. 

In Età moderna il sale viene coltivato e commercializzato in tutto il bacino mediterraneo sino al mar Baltico. La filiera del sale è sempre stata rilevante sia per il benessere della popolazione locale, sia come fonte di reddito e merce di scambio.

La coltivazione del sale in Sardegna risale con tutta probabilità al mondo antico. 

Con la nascita del Regno di Sardegna e il suo inserimento nell'orbita della Corona di Aragona, la coltivazione del sale trova disciplina in un regolamento regio. 

Per tutta l'Età moderna la produzione di sale è monopolio della Corona e lo stesso sale è considerato bene demaniale, messo sotto il vigile controllo della Procurazione reale (dal Settecento Intendenza generale), che è l'ufficio regio preposto alla tutela del patrimonio del sovrano.

Il sale viene prodotto nelle aree costiere dove il ristagno d'acqua marina evaporando lascia grumi di sale grezzo. Queste saline sono attrezzate e suddivise per vasche, così da meglio trattenere l'acqua entrata nel bacino in seguito alle mareggiate. 

Il capitale umano impiegato nelle saline è sia libero che coatto. Forzati e schiavi si affiancano a contadini richiamati a rotazione dalle città e dalle campagne circostanti, soggetti alle cosiddette comandate (prestazioni obbligatorie). 

Sono loro a raccogliere il sale e a trasportarlo verso il porto più vicino fra quelli autorizzati alla vendita.

Nel Regno di Sardegna la popolazione delle città ha diritto a una percentuale di sale prodotto, sotto forma di razione gratuita, da distribuirsi ai singoli cittadini. 

La distribuzione e la vendita del sale vengono affidate ad un ufficiale regio, il saliniere, il quale si occupa del calcolo delle relative gabelle (tasse) da versare al Fisco regio.


 

Approfondimenti


 

Riferimenti bibliografici

Anatra, Bruno. «Il sale nel Mediterraneo bassomedievale». Studi Storici 22, fasc. 3 (1981): 571–80.

Cadinu, Marco. Il paesaggio storico tra le acque di Santa Gilla. in Girot, C., Siddi C. (a cura di), Santa Gilla. Una laguna nel paesaggio metropolitano di Cagliari, un esperimento per un nuovo approccio al paesaggio, Roma: Gangemi editore, 2009, pp. 45-53.

Manca, Ciro. Aspetti dell’espansione economica catalano-aragonese nel Mediterraneo occidentale, il commercio internazionale del sale. Milano: Giuffrè, 1965.

Pira, Stefano, a c. di. Storia del commercio del sale tra Mediterraneo e Atlantico. Cagliari: AM&D, 1997.

Satta, Daniele. «Lo servici de la sal. Le saline di Cagliari nel secoli XVI e XVII». In L’acqua nella tradizione popolare sarda, a cura di Joan Armangué i Herrero, 143–53. Dolianova: Grafica del Parteolla, 2002.

Satta, Daniele. «Organizzazione amministrativa e gestione commerciale delle saline oristanesi alla metà del XVII secolo 1647 1650». A cura di Maria Grazia Farris. Archivio oristanese, fasc. 1 (2003): 89–116.

Satta, Daniele. «L’amministrazione delle saline del marchesato di Oristano nel 1682». In in Dei, uomini e regni da Tharros a Oristano, 2004.