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Musulmani di Cristo: schiavi e conversione

A cura di Beatrice Schivo


La reciprocità che caratterizza la schiavitù mediterranea investe anche l'ambito della conversione religiosa. Così come esistono i “cristiani di Allah”, allo stesso modo esistono i “musulmani di Cristo”. Lo schiavo può scegliere, accettare o subire una progressiva assimilazione nella società dove è giunto in catene, e questa deve passare necessariamente attraverso l'adattamento religioso
Sebbene il passaggio alla religione cristiana non comportasse necessariamente la liberazione, nella speranza di migliorare la propria condizione, alcuni schiavi comunque si convertivano. Il recupero della libertà poteva essere così quanto meno agevolato. Nei riguardi degli schiavi domestici i proprietari indubbiamente esercitavano una qualche pressione, probabilmente facendo loro varie promesse.

La fonte più ricca su questo aspetto della schiavitù per il Regno di Sardegna è rappresentata dai Quinque Libri, preziosissima raccolta di antichi manoscritti delle Diocesi della Sardegna. Si tratta di registri redatti dalla fine del XVI secolo in seguito alle disposizioni del Concilio di Trento, su cui venivano annotati gli atti di battesimo, matrimonio, morte, confermazione e lo stato delle anime parrocchia per parrocchia, Diocesi per Diocesi.


Approfondimenti


Bibliografia

Salvatore Loi, Prigionieri per la fede: razzie tra musulmani e cristiani (Sardegna secoli XVI-XVIII), S@l Edizioni, Capoterra, 2016;

Salvatore Bono, Schiavi. Una storia mediterranea (XVI-XIX secolo), Il Mulino, Bologna, 2016.