Coloni | Diaspora ugonotta

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La persecuzione dei protestanti in Francia iniziò intorno al 1530 e raggiunse l'apice con il massacro di San Bartolomeo del 1572, seguito da una prima ondata di fughe religiose.

Dal 1598, l'Editto di Nantes concesse la libertà religiosa agli ugonotti. Venne revocato il 18 ottobre 1685, da parte di Luigi XIV. Il protestantesimo tornò a essere illegale e gli ugonotti vennero messi fuori legge in Francia. Le chiese e le scuole protestanti furono chiuse e gli ugonotti tornarono a essere bersaglio di persecuzioni. La fuoriuscita di protestanti dalla Francia si trasformò in vero e proprio esodo. 

Il sovrano, per evitare lo spopolamento del regno invitò gli ugonotti a convertirsi al cattolicesimo. Tuttavia, nonostante le severe sanzioni previste per la diserzione (carcere a vita, riduzione in schiavitù, pena di morte), si calcola che circa 200.000 ugonotti, molti altamente professionalizzati, lasciarono la Francia. La gran parte migrò in Inghilterra, Germania, Irlanda, Paesi Bassi e Svizzera.

Federico Guglielmo, il Grande Elettore di Brandeburgo, tre settimane dopo la revoca dell'Editto di Nantes, emanò l'Editto di Potsdam, col quale invita gli ugonotti francesi a stabilirsi nelle terre del suo regno. Si stima che da 16.000 a 20.000 ugonotti andarono nel Brandeburgo-Prussia. La forte immigrazione venne diretta alle terre che erano state spopolate a seguito di pestilenze e della Guerra dei Trent'anni. La Prussia registrò puntualmente questa migrazione, che si compone in buona misura di manodopera specializzata (Hornung 2014).

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