Tabarca, l'isola del corallo

Tabarka, l'antica Thabraca, un tempo sicuro rifugio per le navi, divenne poi colonia romana e vide la diffusione del cristianesimo fin dal IV secolo. I Pisani, abili mercanti, intuirono il valore strategico della costa africana e vi stabilirono attività commerciali e creditizie. Un momento cruciale fu il 1167, quando il bey di Tunisi concesse loro l'isola di Tabarca, affidando loro il diritto alla pesca del corallo, un'attività che portarono avanti per quasi quattro secoli, fino al 1550 circa.
Nel 1544, l'isola passò nelle mani della nobile famiglia genovese dei Lomellini. Furono loro a popolare Tabarca con genti provenienti da Pegli. La colonia si sviluppò grazie all'avvio di una fiorente attività di sfruttamento dei banchi corallini presenti nella regione e alla sua capacità di svolgere un ruolo di mediazione commerciale e culturale tra i Paesi cristiani e quelli arabi del Nord Africa.

Tuttavia, nel 1738, un significativo gruppo di abitanti di Tabarka decise di cercare fortuna altrove, trasferendosi nell'isola di San Pietro, in Sardegna, dove fondò l'attuale cittadina di Carloforte.
Nel 1741 il bey di Tunisi invase l'isola e ridusse in schiavitù gli abitanti. Molti tra questi ultimi vennero successivamente liberati e presero parte alla fondazione di nuove comunità: Calasetta, anch'essa in Sardegna, e Nueva Tabarca, in Spagna.
In questa sezione dell'Atlante approfondiamo la conoscenza di Tabarca attraverso l'analisi di alcune mappe prodotte nel XVIII secolo e custodite in diversi archivi.
Prospettiva sull'isola di Tabarka nel 1742
Grazie a un prezioso disegno cartografico manoscritto conservato presso la Bibliothèque nationale de France, oggi possiamo farci un'idea di come appariva Tabarca nel 1742.
La "Prospetiva dell'Isola di Tabarca" ci offre una vista dettagliata e colorata dell'epoca. Il soggetto principale sono le fortificazioni che già allora definivano il profilo dell'isola, testimoniandone l'importanza difensiva e il ruolo di avamposto. Possiamo distinguere le mura che cingono l'abitato.
Per semplificare la lettura abbiamo provveduto a riportare la leggenda direttamente sul disegno. Il foglio di grandi dimensioni (54 x 91 cm) cattura la chiesa parrocchiale, l'ospedale, le scuderie i mulini, e diverse navi a vela, essenziali per il commercio e la comunicazione in questa regione.
È interessante notare come la prospettiva includa riferimenti alla Reggenza di Tunisi, evidenziando la stretta relazione geografica e storica tra Tabarca e la costa africana.
Il disegno, appartenente alla collezione del Service hydrographique de la Marine, ci regala uno scorcio affascinante sulla storia di Tabarca. La presenza dell'annotazione "Ancien possesseur : Chabert, Joseph-Bernard de (1724-1805)" ci ricorda il passaggio di questo importante idrografo e cartografo nella storia del documento.