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Peschiere di Oristano


Le peschiere oristanesi

Le peschiere più celebri della Sardegna sono quelle oristanesi, delle quali Vittorio Angius offre un attenta e ricca descrizione nella voce «Oristano» del Dizionario di Goffredo Casalis

Le peschiere più rilevanti, scrive lo scolopio cagliaritano, sono quelle di Pontis e Sa madri, alimentate dallo stagno di Cabras, dettoMare Pontis, che è molto ampio e "più profondo di ogni altro". 

La peschiera di Mistras è posta sul litorale e comunica col mare per mezzo di uno stagno di basso fondo. 

Pischera e Pesaria sono invece nutrite rispettivamente dal fiume Tirso e dallo stagno di Santa Giusta, detto Sassu, i cui pesci sono più stimati. 

Nel 1845 le peschiere di Pontis, di Pesaria, di Pischera Noa e San Madri erano di proprietà del Duca Pasqua di San Giovanni che le appaltava per lire 60.000.  Pesaria e PischeraNoa venivano invece subappaltate per lire 15.000 all'anno. Gli stagni di Sassu e di Mistras, di proprietà di don Paolo Spano di Oristano, venivano appaltati per lire nuove 9.400.  La peschiera di Flumini nel Tirso, appartenente al Marchese Arcais, produttiva solo nella stagione estiva, si appaltava per scudi 600. Le altre peschiere minore di pertinenza della Mitra, del Capitolo e di alcuni conventi si affittano ordinariamente per 200 o 300 scudi. La peschiera di Marceddì, proprietà di casa Neoneli, è appaltata per lire 9.100 all'anno.


Il pescato

In tutte le peschiere l'abbondanza dei pesci "è immensa", scrive Angius, in particolare di cefali (mugiri), sparaghi (spari), orate e anguille. Il prezzo alla vendita oscilla molto nell'arco dell'anno. Dipende dall'abbondanza del pescato e dal periodo dell'anno in cui si acquista. Il pesce attira rigattieri da tutto il regno e specialmente dai villaggi limitrofi e dai dipartimenti come Barbagia, Gallura, dalla città di Sassari. Con carri e carrettoni i pesci vengono trasportati e rivenduti con buoni margini di profitto. Il pesce degli stagni, che in Oristano non si pregia, è un cibo delizioso più che altrove nei paesi di montagna, e meglio ancora arrostito. 

I mugiri vengono cotti dissecandoli al fumo sopra un gran fuoco e in una stanza chiusa. Dalle sue uova si forma la Botarga, che è una "gratissima leccornia per i gastronomi". Il Tirso nella sua pienezza, principalmente nei mesi di febbraio, marzo, aprile, ha nelle acque il Gentil Pesce, che dicono volgarmente Saboga, e vendono per sole in Niconviti. Nelle prime pesche costa la libra fin lire 1,40, poi scema a centesimi 24, quando nel calore può facilmente guastarsi. Alcuni individui pesano fino a otto libre. Entra la Saboga nel fiume per la cova, ed è solo in questa stagione che è così delicata, in altro tempo, quando prendesi dal mare, è di una nauseante insipidezza. 

La merca è la parola sarda con cui si indicava il pesce gettato vivo nelle caldaie bollenti, considerato particolarmente gustoso. Una volta cotto viene la merca viene avvolta in foglie di un'erba salsa (ziba) e si conserva per alcuni giorni. Spesso lo si invia chiuso in un sacchetto come regalo prezioso.