Tra il 1660 e il 1760 diverese migliaria di Manioti si dispersero in una diaspora che li condusse dalla Grecia orientale a Corsica, Sardegna, Toscana, Minorca e persino in Nord America. Essi furono attori attivi delle migrazioni: guidati dai loro leader, negoziarono con i governi le condizioni di insediamento, aspirando a ricreare strutture sociali e autorità di cui avevano perso traccia nella patria originaria.
Erano guidati da figure di vertice, esponenti delle principali familiari e clan che determinarono scelte migratorie, strategie di insediamento e alleanze con potenze europee, accrescendo così la propria influenza anche fuori dal contesto originario.
Le migrazioni di questo specifico gruppo furono spesso determinate dall'intreccio tra politiche popolazioniste e aspirazioni individuali e collettive. Essere furono esempio paradigmatico di migrazione negoziata e di mobilità transnazionale nel Mediterraneo, in cui la mobilità si attivava non tanto per effetto di pressioni esterne, quanto come risultato di conflittiinterni e dinamiche familiari.
Le rivalità tra clan, le tensioni locali e l’instabilità politica hanno spesso spinto gruppi a spostarsi, cercando nuove opportunità attraverso negoziati autonomi con potenze europee. La mobilità era insomma una risorsa strategica da investire in situazioni di crisi e conflitti interni, più l'esito di un semplice esodo forzato.
Il grafico che segue è fondato sulle ricerche condotte su questa diaspora e consente di esplorare da vicino il rapporto che legava conflitti interni tra fazioni della stessa comunità e l'attivazione di canali negoziali di migrazione.
Per approfondire
G. Salice, Towards the West. Conflict and Settlement in the Maniot Diaspora (17th‑18th Centuries), Diasporas, 43 | 2025, pp. 129‑147. Online since 11 June 2025. Consultato il 04 August 2025 via OpenEdition Journals; DOI: 10.4000/144ec