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La gestione delle saline di Cagliari dal 1720 al 1727

A cura di Giommaria Carboni


 

Le saline naturali di Cagliari nella relazione dell'ingegnere Augusto della Vallea (1739)

 

Nel 1720, come è noto, col passaggio del Regno ai sovrani sabaudi arrivano in Sardegna i primi ispettori piemontesi. Questi si occupano, contemporaneamente al prendere il controllo dell'apparato amministrativo, di fare un censimento delle risorse disponibili nell'Isola. A questi primi anni di indagine delle infrastrutture e delle risorse naturali corrispondono numerosissime relazioni, compilate con assoluta precisione, che restituiscono punto per punto un piano di quanto presente e dei lavori necessari alla messa a regime, anche, delle saline del Regno.

 

La Relatione del stato delle saline di Cagliari


Nel 1728, dopo un breve periodo di acclimatamento, dunque, il direttore delle saline Bartolomeo Mainardi stila e invia a Torino una relazione dettagliatissima sullo stato e sul funzionamento delle saline di Cagliari. La Relatione è seguita da alcune tabelle che descrivono quantità e valore del sale prodotto.

Si procede ad un primo conteggio del sale presente al momento dell'arrivo:

Le quantità sono espresse in salme, starelli e imbuti, misure d'antico regime per i volumi degli aridi.

È Giuseppe Cossu, già Censore generale del Regno, a informarci sull'entità delle misure e delle loro proporzioni. Nel suo Della città di Cagliari, notizie compendiose sacre e profane (Torino, 1780), ci dice infatti che la salma "pesa per lo regolare 15 cantara Sarde; ma per formare la salma, servonsi di una misura, e vien ragguagliata la salmata a 5 starelli Sardi composti di 16 imbuti cadauno, che si è la misura universale del regno per le granaglie, e simili".

Come risulta evidente da questo elenco iniziale, attorno alla città sono presenti quattro saline naturali: quella di Molentargius, la più grande e redditizia, e quelle di Pallamontis, Boccadirio e Carcangiolo. Si aggiunge, vicina al Lazzaretto di Cagliari, una piccola salina artificiale sistemata, probabilmente, su richiesta del salinero minore Antonio Morteo nel 1711.

 

Quella di Molentargius

è di forma rottonda, ha circa tre miglia di circuito, et una di diametro. Confina da una parte colle ville di Quarto, e Quartuccio, e dall’altra si stende sino alle falde del monte Orpino, situato tra’ questa città, et il sudetto stagno; et alli due lati ha due strade maestre, che da qui vanno alle sudette ville, et altre del Campidano.

 

Prosegue il Mainardi a descriverne il funzionamento. Il processo naturale di produzione del sale parte nel mese di giugno, quando il sale inizia a coagularsi e a formare sotto l'acqua una sottile crosta sopra il terreno. Questa crosta successivamente si ispessisce incorporando l'acqua che la ricopre, fino a quando tutta la crosta resta coagulata e il sale raggiunge la sua maturità. Questo succede generalmente verso la fine di agosto, momento in cui avviene la raccolta.

 

La raccolta del sale

La raccolta del sale è affidata a lavoratori assunti a giornata. Questi, mediante l'uso di pali accuminati, muovono sul bordo delle calzate (il limite naturale del bacino fangoso) spaccando lo strato superficiale di sale ormai secco. Successivamente, guidati da un caposquadra, si fanno strada all'interno dello stagno predisponendo una passerella di tavole di legno. 

Il sale precedentemente smosso viene quindi raccolto e accumulato in montoni, dove, misurato, viene affidato ai carrettieri, che lo porteranno sino al magazeno cittadino per la sua conservazione e la vendita ad opera del saliniere, figura predisposta alla tassazione, vendita e distribuzione del bene.

 

La vendita del sale

Il sale subiva in taluni casi un processo di raffinazione. Diverse qualità di sale, dal grezzo al raffinato, erano perciò destinate ad usi e mercati differenti. Una parte del sale veniva riservata, all'interno del magazeno, alla distribuzione gratuita agli abitanti della città. Un'altra parte del sale immagazzinato era invece venduto, secondo tassazioni diverse, ai privati cittadini.

Una gran parte del sale raccolto era però destinata quando per l'esportazione, quando per la distribuzione e la vendita all'interno del Regno.

Dalle tabelle allegate alla relazione del Mainardi risultano non soltanto le quantità di sale venduto, ma anche la relativa tassazione e il ricavato per gli anni 1720-1727 che pubblichiamo qui a titolo esplicativo.