Coloni » Maniotti in Sardegna

Uno dei principali obiettivi del popolazionismo sabaudo del Settecento è lo stanziamento in Sardegna di migliaia di greci, considerati provetti agricoltori, navigatori e mercanti e dunque in grado di contribuire allo sviluppo agricolo e commerciale del regno.

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La colonia greca di San Cristoforo di Montresta: un progetto ambizioso e la sua travagliata esistenza


La colonia greca di San Cristoforo di Montresta: un progetto ambizioso e la sua travagliata esistenza

L'unica colonia greca che si concretizzò in Sardegna fu quella di San Cristoforo di Montresta, fondata da esuli greco-maniotti provenienti da Paomia, in Corsica. 

Montresta nacque ufficialmente il 15 settembre 1751, con la firma del piano di popolamento, che riprendeva in parte progetti precedenti mirati a favorire lo stanziamento di coloni greci in diverse aree della Sardegna.

Il dialogo tra i greci e le autorità sarde iniziò nel 1733, quando alcuni profughi giunti in Sardegna dalla Corsica proposero al governo di accogliere all'isola di Asinara i maniotti corsi. Le trattative non ebbero successo, ma furono riprese dieci anni dopo da Giorgio Cassara, un prete greco-corso, che nel 1746 inviò a Torino un progetto dettagliato di colonia.

Nel 1750, lo stesso Cassara, insieme ad Antonio Barozzi, propose un secondo progetto di colonia greca, che venne riformulato l'anno successivo per rispondere ai rilievi delle autorità sarde. Sempre nel 1751, si progettava lo stanziamento di coloni greci anche nella regione della Nurra, mentre due leader greco-corsi, Costantino Stefanopoli ed Elia Cassara, ottennero dal governo il permesso di trasferire i loro conterranei nell'isola di Sant'Antioco.

Anche l'importante imprenditore e intellettuale francese, Jean Guerini, ellenista con base a Smirne, presentò progetti di colonie greche, che però furono respinti in favore di quelli proposti dai greco-corsi.

Dopo la firma degli accordi del 1751, il viceré di Sardegna inviò a Montresta un suo delegato, Antonio Todde, per definire il piano urbanistico della colonia e la lottizzazione delle terre da assegnare ai coloni. Todde arrivò nella colonia nell'ottobre dello stesso anno.

Contemporaneamente, altri coloni greci, guidati dai parroci Domenico Stefanopoli e Giovanni Smirnaci e dai fratelli Demetrio e Panaioti Pataraci, arrivarono a Montresta. 

Disponiamo di un censimento del 1750, che documenta la comunità colonica al momento della sua prima formazione.

La vita del villaggio greco fu caratterizzata da continui scontri con la vicina città regia di Bosa, che considerava sue le terre assegnate alla colonia. Questi conflitti, la lontananza dal mare e le divisioni interne alla colonia, spinsero la maggior parte dei coloni greci ad abbandonare Montresta in cerca di migliori condizioni di vita altrove.

San Cristoforo di Montresta rimane un esempio emblematico delle difficoltà e delle sfide affrontate dalle comunità migranti nel tentativo di stabilirsi in nuove terre. Nonostante gli sforzi iniziali e le speranze riposte in questo progetto, la colonia greca dovette affrontare numerosi ostacoli che ne limitarono lo sviluppo e portarono, infine, al suo declino.


 

Approfondimenti bibliografici


Salice, Giampaolo. 2015. Colonizzazione sabauda e diaspora greca. Viterbo: Sette Città.
Pira, Stefano, a c. di. 2012. Nostos, Montresta e i Greci. Diaspore, emigrazioni e colonie nel Mediterraneo dal XVIII al XIX secolo. Diaspore 2. Cagliari: AM&D.
Piroddi, Giulio. 1967. La colonia dei greci a Montresta (1750-1830). Ricostruzione e documentazione storica ed economica. Nuoro: Gallizzi.
Ciasca, Raffaele. 1928. «Còrsi colonizzatori di terre sarde nel secolo XVIII». Archivio storico di Corsica IV (3–4): 294–331.