A cura di Beatrice Schivo
Nel regno di Sardegna la gestione delle vendite nel pubblico incanto degli schiavi era di competenza del Procuratore Reale, vertice dell'amministrazione patrimoniale e finanziaria, poiché una percentuale dei proventi delle prede, generalmente il 5%, spettava al patrimonio regio: si parla, infatti, di "quinto reale".
Una volta sbarcato il bastimento corsaro nel porto di Cagliari, il Procuratore Reale disponeva l'inventario del bottino e il notaio della Procurazione Reale prendeva nota del contenuto del carico, che poteva comprendere merce di vario tipo e persone. Il giorno stesso o il giorno dopo prendeva avvio il pubblico incanto. Le vendite potevano concludersi nell'arco di una giornata o protrarsi per diversi giorni. La prassi voleva che l'incanto venisse avviato "per volontà e con il consenso" del Procuratore Reale e del Maestro Razionale, alla presenza di un pubblico Corridore (o Banditore) e del notaio della procurazione reale. Così, uno per uno, gli schiavi e le schiave venivano venduti e vendute al miglior offerente, mentre il notaio redigeva l'atto di vendita. Egli, insieme al Corridore, prelevava dal prezzo di vendita sia il salario che spettava loro che la percentuale da assegnare alla regia corte.
Il viceré e il Procuratore Reale, fin dalla fine del Cinquecento, avevano il diritto di prendere per sé uno schiavo o schiava da ogni presa messa all'incanto a titolo di omaggio: «una mera consuetudine, per non chiamarla un abuso, e detta joja». Il privilegio di joja o yoja, formalmente, fu abolito da Filippo III nel 1615 e in effetti cessò per un certo periodo di tempo, salvo poi riprendere ed essere praticato ancora fino alla fine del XVII secolo.
I documenti
Bibliografia
Pietro Amat di San Filippo, Della schiavitù e del servaggio in Sardegna. Indagini e studi, Stamperia reale della ditta G.B. Paravia e C., Torino, 1894;
Salvatore Loi, Prigionieri per la fede: razzie tra musulmani e cristiani (Sardegna secoli XVI-XVIII), S@l Edizioni, Capoterra, 2016;
Salvatore Bono, Schiavi musulmani nell'Italia moderna. Galeotti, vu' cumprà, domestici, Edizioni Scientifiche Italiane, Perugia, 1999.